mercoledì 6 gennaio 2010

2010 - Great Expectations


C'è un nuovo anno per me, per noi, dietro l'angolo.
Ok, ci sono ancora trecentocinquantanove giorni di 2010 da vivere.
I primi sei tu li hai passati tra cesso e letto.
Siamo riusciti pure a cozzare.
Fra pochi giorni torni al nido e io rimango qui.
Domani devo tornare al lavoro dopo settimane di assenza e mi viene la morte.
Non sappiamo quando riusciremo a rivederci.

Una mia amica mi ha scritto una mail dicendomi che il 2010 sarà il mio anno, perché mi succederanno un sacco di cose belle. Sarà vero?
Cosa dice Paolo Fox?
Dice che i segni favoriti del 2010 sono Pesci, Cancro e Scorpione.
Ci siamo dentro tutti e due.
Forse la mia amica ha ragione.
Forse quest'anno sarà davvero un anno speciale.
Ridendo e scherzando io e te, che stiamo facendo le cose di corsa, che non ci conosciamo, che stiamo andando troppo di fretta, che facciamo scelte stupide che non tutti approvano, siamo arrivati a quasi 5 mesi.
Se mi lasci domani posso farti rientrare nella lista delle relazioni semi-lunghe.
Non prenderla come un invito, mi raccomando, era solo un ragionamento a voce alta.

Io spero che Paolo Fox non si sbagli. Non ho mica voglia di passare un altro anno insignificante, mi aspetto petardi e fischioni, botti e fontanelle. Non quelle del professore che abbiamo visto a Capodanno. Piuttosto quelli che ci siamo persi all'altro balcone. E visto che quelli belli ce li siamo persi, vorrà dire che i migliori devono ancora arrivare.

Nonostante le mie origini, non sono abituata a buttare cose dell'anno vecchio dal balcone.
Ma visto che il 2010 sarà il mio, il nostro anno si spera, allora provo a fare un po' di pulizia.
Butto un po' di gelosia e qualche paranoia inutile.
Butto metà pacchetto di Pall Mall azzurre, nella speranza di riuscire a buttare anche l'altra metà prima della fine dell'anno.
Butto tutti i Newsweek del mio abbonamento 2009 che non ho avuto voglia di leggere fino alla fine.
Butto qualche silenzio inutile.
Butto un pizzico di timidezza, ma non tutta, in fondo è una parte di me e secondo me un pizzico fa pendant con il mio muso.
Butto Windows e mi butto nel mondo del Mac, con grande difficoltà: passare dalla merda al cioccolato a 28 anni è più complicato del previsto. E anche se spesso quando ora lavoro sul Mac mi sento come mia madre che ha addirittura paura di guardare un computer, ce la farò.
Butto il cuz: la pecora mi ha fatto proprio schifo, mi spiace.
Butto la mia Louisa Vuittona finta comprata in Times Square a 20 $ da un simpatico senegalese che si ostinava a sottolineare che "c'ha pure il lucchetto". C'avrà pure il lucchetto, ma fa cagare e mi sta marcendo in mano.
Butto le lacrime: quest'anno non voglio piangere (troppo). Ho pianto troppo. E se piango mi sento come una ragazzina che scrive sulla Smemo le frasi di Jim Morrison, leggi "poco intelligente".
Butto il mio scetticismo: voglio ascoltare tutta la musica che mi sono persa in tutti questi anni, i film che non ho visto, i libri che non ho letto, i pensieri che non ho esternato, il cibo che non ho mangiato. Mi sono persa un sacco di cose a causa del mio scetticismo, dell'idea che ho del mondo perché ho sempre pensato, beh, io sono già onnisciente, non mi abbasso ad accettare suggerimenti. Beh, si cambia.

Vado a comprare qualche vestito in saldo. Perché magari butto qualche vestito del 2009 che non ho mai messo. Ma non butto i miei sandaletti a schiava che ho indossato durante tutto il periodo in cui ci siamo conosciuti, prima che mi dicessi che ti facevano cagare.
Quelli li tengo. Per i ricordi che portano con sé, perché sono fighi.



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