venerdì 27 novembre 2009

Il mio medico è fiducioso.


Sono stata dal medico.
Prima di uscire gli dico che ho letto un poster in sala d'attesa che dice:

"Ho smesso di fumare. E sono diventata più bella. Chiedi al tuo medico come fare"

Lei sorride, è un omone burbero, polemico, che picchia le vecchiette.
Penso "Mi farà una battutaccia e mi dirà: Fuma stronza, così crepi prima."
E invece si gasa, e inizia a cercare fogli, numeri di telefono.
Mi fa risedere, si mette a cercare su Internet.
Mi dice "Vedrai, ce la faremo".
Si segna il mio nome in agenda, su diversi foglietti e dice che settimana prossima devo tornare da lui che organizziamo tutto.
Mi vuole mandare al Centro Antifumo per iniziare. Fanno le seduto di "auditing".
Non so cos'è. Sarà una roba tipo Alcolisti anonimi?
Poi mi dice che useremo anche il Champix. Un fratello lontano degli antidepressivi.
"Laura, ce la faremo".

Amorini: non divento come la ragazza della foto.

Io c'avrò il Champix.


And the winner is... Micosi.


Per una settimana, due volte al giorno.


That's no moon. It's a cunt.

Which movie was this quote from?

Get your own quotes:

Le temps est une invention des gens incapables d'aimer


Spesso mi succede di pensare a come ti amo.
Io e le mie paranoie produciamo lunghi e inutili film.
Film in cui parte un loop infinito di domande: sto amando nella maniera giusta? Amo abbastanza? Sono in grado di dimostrarlo? Lo nascondo? Lo dimostro troppo spesso? Amo bene? Amo male?
E in questo film seguono i trip, le risposte, o meglio i tentativi di risposta.

Poi mi accade sempre che penso alla tua espressione ebete. E arrivo alla conclusione che, come sempre nella mia vita, sto facendo bene, ma potrei fare di più.

Vorrei riuscire a dimostrarti che non mi sono mai sentita così.
Che il tuo amore mi riempe il cuore, l'anima, il cervello.
I tuoi pensieri, le tue parole, i tuoi gesti sono cibo per il mio amore.
Il tuo amore.
Mi stupisce, mi tiene sveglia, mi fa sentire al caldo quando ho freddo, diventa ventaglio quando ho caldo. Non sono mai stata capace di sentirmi così. Libera e al sicuro.
Mi innamoro dei tuoi ragionamenti contorti, la mia mente segue il ritmo delle tue parole e ne rimane affascinata.
Mi imbroncio quando sei schietto. Mi stranisco quando cerchi di entrare nei miei silenzi e butti giù il muro dei miei malumori.
Non è mai successo. Mi sono sempre costruita i miei nascondigli fra pensieri incasinati e film. E quando arrivavo al culmine sbottavo freddamente.
Ho imparato a chiedere scusa, riesco addirittura a rendermi conto che posso sbagliare anche io.

Continua ad amarmi come sai fare tu.
Non posso farne più a meno.

giovedì 26 novembre 2009

Growing Old

Una coppia di anziani giapponesi seduti in fronte a noi in metro a Tokyo.
Possiamo prendere l'Express e non il locale. Facciamo prima.
No, restiamo qui. Li guardiamo. Sorridiamo. Ridiamo delle loro smorfie.
Sono ubriachi. Che cazzo si sono bevuti. Lui vuole le coccole, lei fa la preziosa.
È timida, si copre il volto con le mani che fanno uno strano balletto, simile al mio, quando rido e mi vergogno dei denti storti.
Si muove come me: è goffa, impacciata.
Lui è spavaldo, vuole i baci, vuole il contatto. Ci osservano, ridono e secondo me pensano a quando avevano la nostra età.
Noi li osserviamo e ci pieghiamo in due dal ridere, sono buffi, goffi, rumorosi, ubriachi.
Le fa una linguaccia e capisco che porca eva, sembro proprio io.
Ma sono felici: felici davvero. Mi capita raramente di vedere delle persone così felici, a meno che non si tratti di umani al di sotto dei 10 anni.
Li guardiamo scherzare e fare le mosse. Ridiamo. Commossi. Emozionati.
Voglio arrivare alla loro età, ubriacarmi e tornare a casa in treno e ridere, ridere tutto il tempo.

Alla loro fermata lui la raccoglie, e la trascina sotto braccio fuori dal treno.
E poi fino a casa. Avrò dovuto in qualche modo pigiamarla e infilarla nel letto.

Sono belli. Vecchi. Incredibilmente felici.

Voglio essere come loro.

lunedì 23 novembre 2009

Your Kokeshi

Ci sono, sono lontana 9703 chilometri. Ma ci sono.
Con la testa e con il cuore. Con il disordine che mi hai chiesto di lasciarti in casa.
Con l'odore di uovo marcio, il mio caffèlatte scaduto nel frigo, il dolcino con le uvette.
La caffettiera con il manico brasato (e non me la buttare che compro il manico di ricambio!).
L'odore sulle lenzuola.
I capelli persi ovunque.
I gatti di polvere nella doccia.
La crema appiccicosa nella doccia.
Creamy.
Le chiavi di casa nostra.
Spero di averti lasciato qualche bel ricordo, che ti fa sorridere, o anche ridere.
Spero che ti siano rimaste tutte le cose belle che mi porto in tasca da questo viaggio.
Le nostre cene giapponesi in cui ho mangiato grazie a te robe che non avrei mai nemmeno sfiorato, le risate, i balletti, le pive brevi che passano con un sorriso, gli abbracci di notte, Heroes (che comincia a piacere anche a te), l'olio di oliva sui nostri tatuaggi.
Io queste cose belle le ho piegate con cura mentre preparavo la valigia e me le sono messe in tasca. E me le porterò con me. Sempre.
E sbaglio ancora quando ti cerco nel letto di notte.
Ma ti ritrovo in tasca se guardo con attenzione e non ti lascio con il pensiero nemmeno per un secondo.
Le cose brutte le ho accartocciate e messe in un sacchetto, che non butterò, ma che porterò sempre con me perchè mi serviranno a capire se ho sbagliato, se ho fatto l'offesa per cose futili, se ho tenuto una piva troppo a lungo, se non ti ho dimostrato quanto ti amo.
Ma onestamente questo è un sacchetto proprio piccolo :P.
E ho ancora un sacco di ricordi belli da sbirciare quando sento la tua mancanza!
E mi piace un sacco.