domenica 18 ottobre 2009

Perchè

"project 365: day 227" photo by erin MC hammer under (CC) Creative Commons

Mi capita raramente di sentirmi chiedere il perché delle cose.
E il più delle volte mi spiazza.
Chiedere il
perché delle cose serve a capire, analizzare e concretizzare.
I bambini chiedono sempre
perché: riescono a farlo meglio e più spesso degli adulti.
Chiedono
perché quando gli si dice che qualcosa non va fatto, o che in certo posto non si va.
I loro
perché sono puri e non ci spaventano: anzi, spesso gli ignoriamo, perché sono solo il sintomo di una vivace curiosità.
Quando però sono gli adulti a chiedere il
perché delle cose, allora tutto cambia.
L'intenzione e lo scopo. Il mezzo e il fine.
Forse
perché non ci sentiamo mai veramente in grado di fornire spiegazioni definitive.
O
perché ci si sente come in un quiz a premi, di quelli senza l'aiutino.
E a volte le domande spiazzano. Lasciano senza fiato.
?erché la risposta è chiara e ben delineata nella mente.
E scomposta e disordinata non appena si cerca di esprimerla.

E tu, che non smetti mai di stupirmi, mi chiedi il
perché.

E io goffa, mi arrampico sugli specchi.
Perché temo che la mia risposta possa deluderti, come al solito.
Come temo che un nuovo taglio di capelli possa non piacerti.
Come temo di scrivere un post banale o dire una frase fuori luogo.
Come temo di chiamarti "stella" tentando inutilmente di rimangiarmelo dopo tre secondi.

Bene, come al solito la risposta alla tua domanda sarà goffa e storta, come me.
Con una mano davanti al viso a coprire le emozioni e le risate.
Con la schiena curva e l'inquadratura della webcam a metà faccia.

Perché...
Perché sei arrivato nella mia vita per caso, in un momento in cui avevo già tirato i remi in barca da un pezzo, per capire cosa fare della mia vita.
Per capire se fossi obbligata a vivere inerme un futuro in cui non ho mai creduto.
O forse per la mia incapacità di rinascere, risorgere. Di sconvolgere e sconvolgersi.

Tu la mia vita l'hai stravolta.
Hai risvegliato i miei pensieri stanchi e hai tirato fuori le mie emozioni appassite.
Perché conoscendoti ho cominciato a capire che stavamo vivendo lo stesso "dramma": l'incapacità di tenere a bada le emozioni e la deficienza quando eravamo uno di fronte all'altro, come il mondo intero invece si aspetterebbe da due "adulti" come noi.
Perché capivo che eri sincero e non ti vergognavi di ciò che stavi provando.
Perché ci siamo avvicinati lentamente, come due sconosciuti, e in pochi istanti abbiamo sentito l'esigenza di raccontarci le sfighe di una vita, senza la minima paura del giudizio.
Perché non ho dubitato, nemmeno per un momento, che i tuoi sentimenti potessero non essere sinceri.
Perché riesco a fidarmi di te come non mi sono mai fidata di nessun altro.
Perché quando chiudo gli occhi la sera, penso al futuro e in quel che vedo ci sei tu. A tempo indeterminato. Non un futuro a progetto, o CoCoCo.
Perché sei concreto e sento di poter contare su di te.
Perché quando hai un problema ho voglia che tu venga da me, sempre, per risolverlo o solo perché possa starti vicino.
Perché vedo il nostro futuro e sento per la prima volta nella mia vita che tutto può andare bene, se lo vogliamo.

Perché sei il mio futuro, e lo so per certo.
Per come sei, ma non per una cosa e non per l'altra.
Mi prendo tutto quello che c'è, come stai facendo anche tu.
Non lascio giù niente, non c'è scarto. Il bene e il male, il bello e il brutto, il dolce e il salato, l'allegria e il dolore, le risate e le lacrime, il freddo e il caldo.
Tutto, io mi prendo tutto così com'è: senza la pretesa o la voglia di cambiare nulla, di aggiungere un optional, di cambiare i sedili di serie.

Questo è il perché.

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